Il Margine di contribuzione, valore chiave della Contabilità industriale, è una grandezza estremamente importante per l’imprenditore. Quando è riferito al singolo prodotto (o servizio), il Mdc è pari alla differenza tra i ricavi conseguiti e i costi variabili sostenuti per ottenere tale prodotto.
Secondo tale accezione, esso rappresenta l’aiuto, il contributo (da cui il nome) che il prodotto è in grado di fornire all’impresa nella copertura dei costi fissi.
Detto in altre parole, può essere visto come il livello minimo al di sotto del quale non è più conveniente produrre un certo bene.
Ricordando infatti che:
Ricavi – Costi variabili – Costi fissi = Reddito operativo
si conclude facilmente come il Mdc debba essere in grado almeno di coprire i costi fissi, così da rendere il reddito operativo almeno pari a zero.
Quanto finora detto è pura teoria, per giunta valida solo nel caso (limite) di imprese monoprodotto.
Nella realtà, quindi nelle aziende multiprodotto, occorre dotarsi di un buon sistema di contabilità industriale in grado di isolare i dati riferibili ai singoli prodotti, allo scopo di evidenziare quelli con Mdc più elevato, cioè più redditizi, e di effettuare di conseguenza le scelte di prezzo, volume e mix più convenienti.
Spesso invece, per mancanza di tempo o di risorse, si arriva a conoscere il Mdc globale, grandezza in sé non troppo significativa in quanto l’impresa potrebbe presentare – a livello aggregato – un Mdc positivo, senza sapere con precisione se vi sono solo prodotti con margine positivo, oppure se ve ne sono alcuni con margine positivo (quindi in grado di “sollevare” gli altri prodotti dall’onere di coprire i costi fissi) e altri con margine negativo (la cui eliminazione andrebbe valutata strategicamente, in quanto in grado di “consumare” i margini positivi degli altri prodotti, a svantaggio della redditività).
Visto in questa accezione, il Mdc ha nella realtà una valenza limitata, in quanto il mero calcolo effettuato in base alle risultanze della contabilità difficilmente condurrà a risultati palesemente negativi, cosicché il suo utilizzo come indicatore per decidere se produrre o meno un singolo prodotto porterà spesso a segnali falsi positivi.
Accanto a questo concetto tradizionale, pertanto, è utile affiancarne un altro, più evoluto, più strategico, che applica il Mdc alle singole Aree Strategiche di Affari, intese come particolari sottoinsiemi dell’impresa, ovvero come quelle unità economiche autonome che sono caratterizzate da una determinata combinazione di prodotto/mercato/tecnologia omogenea per clienti, tecnologia e area geografica.
In questo modo, andando a determinare il Mdc percentuale di ciascuna ASA, si possono fare importanti considerazioni sulla strategicità delle singole aree, e ciò sia in termini di creazione di ricchezza, che in merito all’opportunità o meno di effettuare, in capo alla singola ASA, investimenti significativi.
In generale, ad ASA riferite a prodotti più giovani ed innovativi dovrebbero corrispondere Mdc percentuali più elevati, in grado di generare ricchezza potenziale che serva a sostenere gli importanti investimenti che tali aree devono porre in essere.
In presenza di ASA riferite a prodotti più tradizionali, al contrario, potremmo anche accettare margini più limitati.
Tutto questo purché il portafoglio ASA, all’interno dell’azienda, sia sostanzialmente in equilibrio.
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