Il diritto tributario italiano è noto per la sua complessità e la sua continua evoluzione verso un approccio sempre più “meccanicistico”. Data la vasta quantità di dati provenienti da diverse fonti, questo campo si presta in modo ideale all’applicazione dell’intelligenza artificiale (IA o AI). Questa prospettiva è stata colta dalla legge delega 111/2023. Nell’ambito del diritto tributario, l’IA può essere utilizzata su tre fronti principali:
- Come nuovo soggetto o oggetto da sottoporre a tassazione, ad esempio, con l’ipotizzata “robot tax”.
- Nel rapporto tra i contribuenti e l’amministrazione finanziaria.
- Nel contesto dei processi legali.
La legge delega 111/2023 si concentra principalmente sull’uso dell’IA nel rapporto tra il fisco e i contribuenti. Ad esempio, l’articolo 2 della legge definisce i principi e i criteri generali per l’uso dell’IA nel contrasto all’evasione e all’elusione fiscale, nel rispetto delle normative europee sulla protezione dei dati personali.
Inoltre, l’articolo 4 riguardante la revisione dello Statuto del contribuente prevede l’uso di procedure di interpello basate sull’IA per le persone fisiche e le piccole entità, quando non è possibile ottenere risposte scritte tramite servizi di interazione rapida, inclusi quelli basati sull’IA.
L’articolo 17, relativo al processo di verifica fiscale, promuove l’uso delle tecnologie digitali, comprese le soluzioni basate sull’IA, per migliorare la raccolta di informazioni rilevanti e ridurre l’errore fiscale, concentrandosi su soggetti a rischio più elevato.
Un altro aspetto da considerare è l’introduzione del concordato preventivo biennale, che si basa sull’IA per definire la base imponibile delle imposte sui redditi e dell’Irap, utilizzando banche dati e tecnologie avanzate.
Va notato che l’uso più delicato dell’IA riguarda l’attività di accertamento fiscale. In questo caso, l’IA sarà utilizzata per supportare l’attività istruttoria dell’ufficio, ma non dovrebbe sostituirsi completamente al processo decisionale. La motivazione degli atti di accertamento deve rimanere chiara e comprensibile per il destinatario, anche quando l’IA è coinvolta. Questo solleva questioni importanti riguardo all’accessibilità dell’algoritmo utilizzato, che deve essere comprensibile e condivisibile da tutti coloro che ne sono interessati. Il Consiglio di Stato ha precedentemente stabilito che l’algoritmo deve essere conoscibile da chiunque abbia un interesse legittimo e deve essere conforme a una regola giuridica ben definita.
In sintesi, l’integrazione dell’IA nel diritto tributario italiano è una realtà in crescita che presenta vantaggi significativi, ma deve essere gestita con attenzione per garantire la trasparenza e l’accessibilità delle decisioni basate su algoritmi.
AUTORE:
Filippo Barbieri